L'IDIOZIA DEI MAESTRI IGNORANTI SPACCIATORI DI DISPERAZIONE


Il mondo della danza sportiva agonistica ha come caratteristica l'essere fortemente caratterizzata e condizionata dai risultati in gara.
D'altronde, qualcuno dice, non è per questo che spendiamo tanti soldi in lezioni, abiti, viaggi e facciamo tanti sacrifici?

Così, poco alla volta avendo invertito i fattori di una maledetta equazione per cui i risultati sono diventati la cosa più importanti, essi spesso prescindono dalla qualità dell'informazione ricevuta e della prestazione realizzata in gara.  Troppo spesso l'attività principale dei maestri di danza sportiva ignoranti è diventata lo spaccio di disperazione e dipendenza.
Come? Quando? Perchè?

E' semplice. E' sotto gli occhi di tutti ma dobbiamo avere un po' di pazienza e partire dall'inizio.

Una insegnante di danza classica che abbia studiato molti anni e fatti tanti sacrifici quanti un omologo insegnante di danza sportiva (maestro di ballo sino a qualche anno fa) in media guadagna meno del collega.
Il motivo principale di tale situazione deriva dal fatto che il maestro della danza sportiva può beneficiare di un formidabile strumento di marketing: la competizione.
L'uomo si sa è un animale sociale e competitivo. Vuole primeggiare. E vuole, ancora di più che lo facciano i suoi pargoli.
Per questo motivo appena semplici appassionati della danza sportiva cominciano a frequentare le gare la febbre sale, la motivazione spinge, la voglia di primeggiare necessità di essere alimentata.

E così la competizione, che con i suoi risultati dovrebbe attestare la bravura raggiunta dall'atleta e la competenza in qualità di insegnante nel trasmettere conoscenze e strategie atte a primeggiare, diventa il metro, il "benchmark" per classificare atleti e maestri.

Un atleta che vince è un campione.
Il suo maestro diventa uno che può dire "vieni da me che ti faccio vincere come ho fatto con il campione".

E' la competizione bellezza, verrebbe da dire.
Fin qui nulla di male.

Ma se il risultato anzichè essere considerato come metro, termometro per valutare la preparazione degli atleti diventa qualcosa di sganciato da tutto da vendere un tanto al kilo?

E se maestri ignoranti al posto di proporre la propria capacità a vendere informazioni tecniche di alta qualità e strategie atte a primeggiare cominciassero a fare capire di avere l'abilità di fare pressione, per non dire corrompere o addirittura organizzare stage a pagamento con i giudici di campionati italiani, scassasse il sistema in maniera tale da non riuscire più a capire se chi ha vinto l'ha fatto per capacità o grazie ad un perverso sistema di lobbing?

Quando guardo certe cose e penso che, senza prove (e lo dimostrerò se avrete pazienza), io sono stato radiato con accuse infinitesimamente meno gravi di quelle che stanno accadendo ora, mi convinco che ci vogliano amore, determinazione e disciplina a girare la faccia verso ciò che di bello ed interessante la danza sportiva offre.

Alla lunga i lobbisti, quelli che utilizzano come strumento di marketing la formula del "vieni da me perchè posso influenzare le giurie, la danza sportiva intanto è tutta una merda uguale e se non lo faccio io lo fanno altri", si trasformano in spacciatori di disperazione.

Atleti di discreto talento sballano tutti i loro strumenti di autovalutazione partecipando a gare preconfezionate, drogate e poi al momento della valutazione reale quella di una carriera lunga e costruita su basi solide, scompaiono avendo buttato all'ortiche denaro e sacrifici e, ciò che è di peggio, i sogni di partecipare ad un sistema organizzato serio e positivo.

Ora sembra prevalere il circo Barnum dove politica, organizzazione di stage, maestri intraprendenti e facinorosi si sono alleati per fare calare la notte.
Il buio è arrivato al punto che i miei grandi accusatori del passato dicono che era meglio prima, quando c'ero io. Ed è tutto dire.

Come risponde l'atleta a questo lavaggio del cervello?
O meglio come dovrebbe rispondere?

Non perdete le prossime puntate.

Ama. Ringrazia. Ridi.
Cha cha cha

Ferruccio Galvagno